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Lasciare il lavoro: licenziamento e dimissioni (studio 2023)

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 Essere licenziati vs dare le dimissioni

Che sia nella vita privata o professionale, le separazioni non sono mai semplici.

Dubbi infiniti, notti insonni e tentativi senza speranza di trovare la soluzione perfetta. Mormorando: “dovrei restare o andarmene?”, aspettando un segnale dall’alto e cambiando idea mille volte.

Qualche volta sei tu a prendere le decisione. Altre volte, la decisione viene presa per te.

Ci sono diversi fattori da considerare quando si lascia un lavoro. Da una parte, lo stipendio basso

Dall’altra, colleghi fantastici. Restare per l’abbonamento gratuito alla palestra o lasciare per migliori opportunità di lavoro? E la domanda finale è: come dovrebbe concludersi? Dare le dimissioni o farsi licenziare?

Se dovessimo descrivere con uno status su Facebook la fine di un rapporto di lavoro sarebbe: “complicato”.

Riesci a immedesimarti in questa situazione vero? Non c’è da sorprendersi. Il mercato del lavoro di oggi è mutevole. Licenziamenti, dimissioni e perdita del lavoro sono all’ordine del giorno per milioni di persone.

Diamo uno sguardo ad alcuni dati recenti al, riguardo.

  • Secondo il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2,2 milioni di persone hanno lasciato il lavoro nel 2022 superando gli 1,9 milioni nel 2021.
  • Secondo i dati del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, 750.000 persone sono state licenziate nel 2022, con un crescita del 34% rispetto al 2020.
  • Secondo un’indagine condotta da Harris Poll for Bloomberg News, circa il 20% della Generazione Z e il 15% dei Millennials sostengono che sarebbero felici se fossero licenziati oggi.
  • Un nuovo report di LinkedIn ha scoperto che il 61% dei lavoratori sta considerando di lasciare il proprio lavoro nel 2023.
  • Come rivelato da uno studio di Zippia, essere licenziati non stronca la tua carriera: il 91% degli executive licenziati ha trovato in seguito una posizione migliore della precedente.

Secondo il Bureau of Labor Statistics americano, il lavoratore medio ha una probabilità su 4 di essere licenziato durante la sua carriera. Spesso questo provoca uno shock e fa male. Anche se non è sempre così, e non è l’unico modo per terminare un rapporto di lavoro. Oggi, molte persone pensano alla loro carriera e decidono di lasciare il lavoro.

Nel mercato del lavoro attuale, lasciare o perdere il lavoro è diventata una delle esperienze più comuni. Nonostante non sia facile affrontare la pressione finanziaria derivante dalla perdita del lavoro, si possono aprire nuove opportunità di crescita e nuovi inizi.

A Zety, abbiamo intervistato 1000 impiegati per esaminare:

Punti chiave:

  • 9 partecipanti su 10 hanno lasciato il lavoro. Il 62% di loro ne è orgoglioso.
  • Il 73% lascerebbe il proprio lavoro se non avesse possibilità di crescita.
  • Il 54% sostiene che essere licenziati li spaventa più della morte.
  • Il 64% crede che il licenziamento li farebbe sentire inutili.
  • Il 75% prova vergogna per essere stato licenziato. 1 su 3 lo ha nascosto alla propria famiglia.
  • Il 64% sostiene che alla lunga il licenziamento si è rivelato vantaggioso per la propria carriera.
  • Tra le principali buone ragioni per licenziare un dipendente vi sono: recarsi a lavoro ubriachi, mancanza di professionalità e scarsa capacità di lavorare in team.

Non lasciarci ora! Continua a leggere per scoprire cos’altro il nostro studio ha rivelato sui licenziamenti e le dimissioni.

La prima esperienza nel terminare un rapporto di lavoro

 Essere licenziati vs dare le dimissioni

Per iniziare, abbiamo chiesto agli intervistati come hanno lasciato il loro ultimo lavoro.

  • Il 57% dei partecipanti ha lasciato il loro lavoro, il 26% è stato licenziato e il 17% ha risposto “Altro”.

Quando si tratta di lasciare il lavoro, ci sono delle disparità tra i diversi gruppi demografici. Andiamo a dare un’occhiata più da vicino.

Genere: il 61% delle donne ha dato le dimissioni contro il 52% diuomini.

Età: il 60% dei partecipanti di età inferiore ai 25 anni ha lasciato il lavoro contro il 52% del gruppo di età compreso tra i 26 e i 40 anni.

Industria: il 61% di coloro che lavorano nel settore dell’istruzione ha lasciato il lavoro, contro il 52% nel settore manifatturiero.

Esperienza lavorativa: il 66% di coloro che avevano più di 11 anni di esperienza lavorativa ha lasciato il lavoro contro il 53% di coloro che avevano da 3 a 5 anni di esperienza.

Dimensioni dell’azienda: il 64% di coloro che lavoravano in un’azienda di oltre 501 dipendenti ha lasciato il proprio lavoro contro il 54% di coloro che lavoravano in un’azienda di 51-200 dipendenti.

Orientamento politico: il 64% dei simpatizzanti a sinistra ha lasciato contro il 50% dei simpatizzanti di destra.

Al contrario, l'unica differenza significativa nelle esperienze riguardanti il licenziamento si è potuta osservare tra i gruppi di diverse fasce d'età.

Età: il 33% dei partecipanti di età compresa tra i 26 e i 40 anni è stato licenziato, contro il 16% dei gruppi di età inferiore ai 25 anni.

In particolare, la Generazione Z sembra essere un fattore di disgregazione per il mercato del lavoro quando si tratta di lasciare il lavoro. Approfondiremo il discorso nella prossima sezione dell’articolo. Ma per adesso andiamo avanti.

Quasi 6 partecipanti su 10 hanno dichiarato di essere stati disoccupati per oltre 6 mesi a un certo punto della loro carriera. Le disparità nelle diverse aree demografiche da rilevare sono:

Etnia: minoranze etniche (64%) contro bianchi (57%)

Industria: sanità (69%) contro business e finanza (54%)

Tipo di lavoro: lavori manuali (66%) contro lavori d’ufficio (57%)

Dimensioni dell’azienda: da 1 a 50 dipendenti (71%) contro azienda da oltre 501 (52%)

Orientamento politico: Sinistra (59%) contro Destra (52%)

Sembra che le aziende più grandi forniscano un lavoro più stabile e un numero maggiore di opportunità professionali. A tal riguardo, le grandi imprese non sono così male come vengono descritte.

Adesso concentriamoci sulle statistiche riguardo le prime esperienze sulle dimissioni e sull’essere licenziati. Abbiamo chiesto ai partecipanti di condividere quante volte hanno dovuto lasciare un lavoro o quante volte sono stati licenziati.

Nel corso della tua vita lavorativa, quante volte hai lasciato il lavoro?

  • Mai – 7%
  • 1–2 volte – 47%
  • 3–4 volte – 33%
  • 5 volte o più – 13%

[business e finanza—21% contro sanità—7%]

Nel corso della tua vita lavorativa, quante volte sei stato licenziato?

  • Mai – 24%
  • 1–2 volte – 37%
  • 3–4 volte – 26%
  • Più di 5 volte – 13%

[settore manifatturiero—23%, business e finanza—22%, istruzione—8%]

Gli impiegati del settore business e finanza sono quelli che cambiano più spesso lavoro. Andiamo a vedere dei dati più specifici sul lasciare un lavoro.

Lasciare il lavoro: numeri ed emozioni

 Essere licenziati vs dare le dimissioni

Dare le dimissioni è sempre più popolare nel mercato del lavoro. Il nostro studio lo conferma.

Ci sono diverse ragioni dietro a questo fenomeno. Nel rapporto “State of the Global Workplace: 2022” di Gallup, il 50% dei lavoratori ha dichiarato di sentirsi stressato giornalmente per il proprio lavoro, il 41% preoccupato, il 22% triste, e il 18% arrabbiato. Con una crescente consapevolezza sul benessere mentale, sempre più persone cambiano le loro priorità e cercano un equilibrio tra la vita e lavoro. Desiderano nuove opportunità che li portano a dare le dimissioni.

Inoltre, le nuove generazioni introducono nuove regole sul mercato del lavoro. La Generazione Z è coraggiosa, esigente e vuole lavorare per nobili cause. Questa generazione dà molta importanza allo scopo della professione e a un buon equilibrio tra vita privata e lavorativa. Gli impiegati della Generazione Z danno valore alla flessibilità, alla crescita e alle opportunità di promozione.

Lo studio di Paychex nella gestione di diversi lavori ha rivelato che il 40% dei lavoratori ha attualmente più lavori questo numero aumenta di circa la metà quando si parla della Generazione Z. Il 47% svolge più di 3 lavori.

Sicuramente è più facile lasciare un lavoro se ne hai un altro che ti copre le spalle, ma per la Generazione Z i lavori vanno e vengono, senza che la loro carriera ne risenta.

Andiamo a vedere ora le emozioni relative al licenziarsi.

Quando è stato chiesto loro, “come ci si sente a lasciare un lavoro?”, i partecipanti hanno risposto:

  • Felici – 48%

  [lavoratori da remoto—62%, lavoratori manuali—56%, minoranze etniche—55%, azienda con 1–50 dipendenti—55%]

  • Depressi – 23%

[business e finanza—31%; 1–2 anni di esperienza—30%]

  • Neutrali – 29%

Inoltre, il 62% ha dichiarato di essersi sentito orgoglioso di lasciare il lavoro. La percentuale è stata più alta per le minoranze etniche (77%).

Prendere il controllo può essere stimolante.

Ecco alcuni risultati della ricerca che vale la pena evidenziare:

  • Il 75% degli intervistati ha informato i propri familiari e amici di aver lasciato il lavoro. Gli impiegati del settore business e finanza erano meno aperti, Il 67% di questi ha informato la famiglia e gli amici di lasciare il lavoro.
  • Allo stesso tempo, il 68% dei partecipanti ha affermato di capire le persone che hanno nascosto le loro dimissioni.
  • Sorprendentemente, il 62% ha dichiarato di essere disposto a tornare dal datore di lavoro a cui avevano dato le dimissioni.

Abbiamo chiesto anche ai partecipanti se lasciare il proprio lavoro si è rivelato positivo per la loro carriera. Il 67% era d’accordo, il 24% era in disaccordo mentre il 9% non ne era sicuro.

Cosa succede invece se le persone si trovano sull’altra sponda del fiume? Come si sentono le persone che vengono messe alla porta? Questo è quello che abbiamo analizzato.

Come ci si sente a perdere il lavoro? Le statistiche del 2023 sui licenziamenti

 Essere licenziati vs dare le dimissioni

Riflettiamo su come ci si sente a perdere il lavoro.

  • Sorprendentemente, il 51% si è sentito felice dopo la perdita del lavoro. Il 27% era depresso, il 22% è rimasto neutrale. Essere licenziati è peggio per chi lavora nella sanità. Il 37% di essi si è sentito depresso quando è successo.

Sfortunatamente, i partecipanti non hanno provato solo felicità quando hanno perso il lavoro.

  • Il 75% degli intervistati ha ammesso di essersi sentito in imbarazzo per essere stato licenziato. 1 su 3 ha nascosto la perdita del lavoro alla sua famiglia.
  • Per i lavoratori del settore business e finanza, la perdita del lavoro era persino più difficile rispetto a lavoratori in altri settori. L’84% ha affermato che l’essere licenziato è stato causa di imbarazzo. Inoltre, circa la metà di loro non l’ha detto alle proprie famiglie (44%) e amici (48%).

Una nota positiva: il 64% dei partecipanti crede che il licenziamento sia stato positivo per la carriera.

Tutto è bene quello che finisce bene. Ma cos’è meglio: il licenziamento o le dimissioni?

Cos’è meglio? Licenziarsi o essere licenziati?

 Essere licenziati vs dare le dimissioni

Dimissioni o essere licenziati? Questo è il dilemma.

Il 51% degli intervistati ha sostenuto che lasciare l’impiego è il modo migliore di terminare il proprio rapporto di lavoro. Il 31% preferisce farsi licenziare, mentre il 18% pensa sia lo stesso.

Abbiamo anche chiesto ai partecipanti quale metodo di terminare un rapporto di lavoro è più comune. Il 47% ha risposto dare le dimissioni e il 22% ha scelto essere licenziati. Il 31% invece ritiene che entrambe le opzioni sia comuni allo stesso modo.

Supposizioni accurate. Secondo il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali 2,2 milioni di persone hanno dato le dimissioni nel 2022 contro 750.000 che sono state licenziate.

Andiamo ad analizzare adesso le emozioni legate alla perdita del lavoro.

La paura di essere licenziati e le emozioni legate alla perdita del lavoro

 Essere licenziati vs dare le dimissioni

La perdita del lavoro. La sintesi di tutte le paure. Vediamo quali emozioni provoca essere licenziati.

  • Circa 6 dipendenti su 10 (il 58%) hanno confessato di avere paura di essere licenziati.
  • I dipendenti del settore dell’istruzione (80%) e i lavoratori manuali (73%) hanno mostrato una maggiore paura di perdere il lavoro tra tutti i gruppi demografici. Al contrario, i partecipanti che si sono descritti come un ibrido tra lavoratori d’ufficio e manuali (42%) e gli impiegati del settore business e finanza (48%) si sono dimostrati tra coloro che temono meno il licenziamento.

Andando nello specifico:

  • Il 65% degli intervistati ha più paura di perdere il lavoro che di ammalarsi o non essere in buona salute.

Meglio morti o disoccupati? A dir poco inquietante come paragone.

I partecipanti con oltre 11 anni di esperienza lavorativa tendono a essere più resistenti alla paura di essere licenziati. Il 42% ha dichiarato che essere licenziati non li spaventava più della morte. Più a lungo si lavoro, meno ci si preoccupa? O si è semplicemente più saggi e maturi con l’età?

E quali emozioni sono associate alla perdita del lavoro? Abbiamo chiesto agli intervistati come si sentirebbero se fossero licenziati.

  • Il 64% crede che perdere il lavoro li farebbe sentire inutili, il 62% soli e il 60% stupidi.

Molto triste.

Tu vali più del tuo lavoro. Non metterlo nemmeno in discussione.

Le ragioni per lasciare un lavoro ed essere licenziati

 Essere licenziati vs dare le dimissioni

Concentriamoci ora sulle ragioni per le quali si lascia un lavoro. Cosa ci spinge a dare le dimissioni? Aspettiamo fino all’ultimo? Lasciare il lavoro è una decisione presa di pancia? O è una considerazione a lungo termine? Scopriamolo.

Abbiamo chiesto ai partecipanti di condividere cosa li spingerebbe a lasciare il lavoro.

Lascerei il mio lavoro se… [% di color abbastanza d’accordo/totalmente d’accordo]

  • I miei guadagni fossero bassi – 78%

   [minoranze etniche—87%]

  • Ricevessi una migliore offerta di lavoro – 77%

[sanità—86%]

  • Non avessi possibilità di crescita – 73%
  • L’atmosfera sul posto di lavoro fosse negativa – 71%
  • Il mio lavoro fosse privo di significato – 70%

[sanità—78%]

  • I mie valori personali si scontrassero con quelli del mio datore di lavoro – 70%
  • I miei compiti lavorativi fossero noiosi – 63%

   [6–10 anni di esperienza lavorativa—74%; possessori di laurea specialistica—74%]

  • Iniziassi a uscire con un mio collega – 60%

   [Industria manifatturiera—73%]

  • Iniziassi a uscire con il mio manager – 58%

   [istruzione—71%, minoranze etniche—67%]

  • Dovessi lavorare a contatto con i clienti – 57%

[istruzione—72%]

Salario basso, una migliore offerta di lavoro e la mancanza di opportunità di avanzamento di carriera sono sul podio. Datori di lavoro, prendete nota. Il miglior investimento è il potenziale umano.

Abbiamo dato l’opportunità agli intervistati di condividere ulteriori ragioni per le quali lascerebbero il lavoro. Queste includevano:

  • La volontà di cambiare carriera e/o industria
  • Perdere interesse nel lavoro, sentirsi annoiati
  • Stress, pressione a lavoro
  • Carico di lavoro eccessivo
  • Problemi di salute (sia fisici che mentali)
  • Sentirsi depressi
  • Non sentirsi rispettati
  • Non sentirsi a proprio agio a lavoro
  • Conflitti con il manager
  • Discriminazione nell’azienda
  • Ambiente lavorativo non sicuro
  • Essere molestati e non trovare supporto
  • Riduzione dello stipendio e altre questioni salariali
  • Ristrutturazione aziendale
  • Azienda in crisi
  • Trasferimento

È arrivato il momento di cambiare la prospettiva e concentrarsi su cosa c’è dietro la fine di un rapporto di lavoro. Abbiamo chiesto ai partecipanti quali fossero le buone ragioni per licenziare qualcuno.

Se fossi un datore di lavoro, licenzierei un impiegato che… [% di coloro abbastanza d’accordo/totalmente d’accordo]

  • Si è recato a lavoro ubriaco per più di una volta – 74%

   [oltre 11 anni di esperienza lavorativa—87%]

  • Non è professionale – 73%
  • Non lavora bene in un team – 71%

   [industria manifatturiera—82%; possessori di una laurea specialistica—79%]

  • Arriva tardi in ufficio – 71%

   [oltre 11 anni di esperienza lavorativa—82%; industria manifatturiera—81%; possessori di laurea   specialistica—81%]

  • Non impara dai propri errori – 71%
  • Non si prende le responsabilità delle proprie azioni – 69%
  • Utilizza in modo eccessivo le risorse aziendali per scopi personali – 69%

   [settore dell’istruzione—78%; possessori di laurea specialistica—78%]

  • Non è in linea con la cultura dell’azienda – 67%

   [minoranze etniche—77%]

  • Ha una relazione con un collega – 61%

   [sanità—74%]

Professionalità, lavoro di squadra, prontezza e l’abilità di imparare dagli errori degli altri sono richieste in diverse carriere e industrie. Allo stesso modo, i partecipanti della ricerca concordi nel ritenere che l’ubriachezza e il lavoro non vanno bene insieme. La sobrietà sia a lavoro che sulle strade è fondamentale.

Quando abbiamo chiesto ulteriori ragioni per giustificare un licenziamento, i partecipanti hanno sostenuto:

  • Rendimento lavorativo scarso senza miglioramenti importanti
  • Motivi di assenza (prendere troppo tempo libero, "non avvisare e non presentarsi")
  • Mentire sul CV e imbrogliare durante la candidatura
  • Atteggiamento negativo a lavoro
  • Pigrizia
  • Uso eccessivo del cellulare per scopi personali
  • Creare un ambiente ostile a lavoro
  • Insubordinazione
  • Danneggiare deliberatamente la proprietà dell’azienda
  • Comportamento non etico
  • Comportamento criminale (ad esempio furti, divulgazione di segreti commerciali, molestie, falsificazione di bilanci)

Dunque puoi minimizzare le tue possibilità di essere licenziato agendo con onestà ed etica e mantenendo una buona produttività. È molto semplice.

Sia che la tua esperienza lavorativa si concluda con un licenziamento o con delle dimissioni, ricordati che ogni fine è solo un nuovo inizio. Trova il coraggio per combattere per un migliore futuro professionale. Proprio come la soddisfazione lavorativa va insieme al benessere generale, il lavoro va ben oltre il riuscire ad arrivare a fine mese.

È tempo di agire. Fai in modo che i tuoi sforzi siano ricompensati.

Metodologia

I risultati presentati sono stati ottenuti attraverso un sondaggio online condotto su 990 partecipanti tramite un apposito strumento di sondaggio. Abbiamo posto loro domande sui diversi metodi per concludere un rapporto di lavoro. Queste includevano risposte con sì/no, domande con diversi livelli di gradimento, domande a risposta multipla e domande a risposta aperta. Tutti gli intervistati hanno passato un test sulla soglia dell’attenzione.

Limitazioni

I dati che stiamo presentando sono dei rapporti di autovalutazione dagli intervistati. Chiunque abbia partecipato alla nostra indagine legge e risponde a ogni domanda senza nessuna amministrazione o interferenza da parte dei ricercatori. Siamo consapevoli che ci sono diversi problemi con i dati derivanti da autovalutazione come la memoria selettiva, telescoping, l’attribuzione o l’esagerazione.

Fonti

Modalità d’uso

Vuoi condividere i risultati della nostra ricerca? Fai pure. Sentiti libero di utilizzare le immagini e le informazioni come ritieni più opportuno. Ricordati di linkare a questa pagina permettendo così ai lettori di avere una visione più approfondita dell’argomento. Inoltre, ricorda di utilizzare questo contenuto esclusivamente per scopi non commerciali.

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Paolo Borrini
Paolo è un editor appassionato e uno scrittore brillante con una solida formazione giornalistica e diversi anni di esperienza nell'industria dei media. Membro orgoglioso della National Career Development Association (NCDA) e della Professional Association of Resume Writers and Career Coaches (PARWCC), è un punto di riferimento per tutti coloro che aspirano al successo professionale. Dal 2020, Paolo si dedica con passione ai lettori di Zety Italia, assicurando testi chiari e alla portata di tutti. Tutti i suoi articoli sono basati sulla vita reale e rispettano rigorosamente le linee editoriali di Zety.
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