La Generazione Z al lavoro [Studio 2023]
Crea ora il tuo CVLa Generazione Z. La nuova classe dei lavoratori.
Un gruppo di persone alla ricerca di gratificazioni istantanee che dà priorità ai premi rispetto alla dedizione al lavoro, preferendo la disoccupazione a un lavoro poco soddisfacente? O una forza dinamica che porta innovazione, supporta la diversità e con una prospettiva del tutto nuova?
Nato tra la metà degli anni 90 e il 2010, questo gruppo è caratterizzato da una competenza digitale innata, valori progressivi, convenzioni sfidanti e un approccio unico al lavoro.
Abbiamo esplorato la realtà della Generazione Z sul posto di lavoro cercando di separare i fatti dalla finzione e di abbattere alcuni degli stereotipi più comuni. Intervistando 1.100 lavoratori della Generazione Z, abbiamo esaminato:
- Lo status dei lavoratori della Generazione Z sul mercato
- Le aspettative lavorative
- Le ragioni dietro la decisione di lasciare il lavoro
- Il valore del denaro nel mondo della Generazione Z
- I fatti e i miti
I risultati principali:
- L’83% dei lavoratori della Generazione Z si considera“job hoppers”.
- Il 97% dice che il lavoro è parte della propria identità.
- Il 41% della Generazione Z lascerebbe il proprio lavoro se dovesse fare gli straordinari.
- Il 75% dei lavoratori della Generazione Z lascerebbe il proprio lavoro senza averne un altro.
- Il 74% dei lavoratori della Generazione Z considererebbe una carriera da libero professionista nel caso in cui non trovasse un lavoro adeguato.
- Il 93% degli intervistati ha affermato di aver lavorato durante le ferie.
Curioso, vero? Andiamo a scoprire cosa c’è di vero (e cosa no) nei luoghi comuni e come la Generazione Z sta cambiando il mondo del lavoro.
La Generazione Z sul mercato del lavoro
Vediamo alcune delle statistiche della Generazione Z sul mercato del lavoro.
- In Italia, la Generazione Z è composta da circa 9 milioni di persone.
- I dati dell’U.S. Bureau of Labor Statistics mostrano che la Generazione Z rappresenterà un terzo dei lavoratori entro il 2030.
- Secondo PYMNTS (azienda di ricerca americana), il 65% della Generazione Z fa fatica ad arrivare a fine mese.
- Secondo LinkedIn i lavoratori della Generazione Z cambiano lavoro a un tasso del 134%, in crescita rispetto al 2019, in confronto al 24% dei Millennial e al 4% dei Boomer.
Adesso è il momento di andare più nello specifico.
Può un lavoro essere parte della propria identità?
Il 97% degli intervistati ammette che il lavoro è parte della propria identità (includendo il 68% che sostiene che è moderatamente importante e il 29% che sostiene che è molto importante).
Queste statistiche sottolineano il legame intricato tra l’identità della Generazione Z e la carriera, che rivela una generazione che cerca uno scopo preciso nel lavoro preservando se stessa.
Secondo il nostro sondaggio, il 33% della Generazione Z ha avuto solo un lavoro, mentre il 34% ne ha avuti già due. Il 23% ha avuto esperienza in 3 posizioni di lavoro mentre il 9% degli intervistati ne ha avute 4. Solo l’1% ha svolto più di 5 lavori.
• All’interno della Generazione Z coloro che avevano avuto solo un lavoro erano per il 18% senza laurea, per il 16% con una laurea specialista e per il 41% con una laurea triennale.
• Coloro con un solo lavoro erano per il 39% donne e per il 27% uomini.
• Infine, le persone intervistate con un solo impiego lavoravano per il 41% in aziende con oltre 501 impiegati, per il 45% in aziende con 201-500 impiegati, per il 19% e il 18% in piccole aziende (1-10 impiegati e 11-50 impiegati rispettivamente).
Uno o due lavori non sono tanti. Tuttavia, l’83% dei lavoratori della Generazione Z si considera come “job hoppers” (persona di età compresa dai 25 ai 35 anni che cambia lavoro ogni due anni).
Le differenze demografiche rivelano che il 77% delle persone senza una laurea si considerano job hopper, contro il 92% dei possessori di una laurea specialistica.
Nonostante ciò, la nostra indagine mostra che questi lavoratori pianificano di rimanere con il loro attuale datore di lavoro per un tempo ragionevole.
- Solo il 4% pianifica di stare con il proprio datore di lavoro per meno di un anno.
- Il 19% sostiene che rimarrà con lo stesso datore non più di un anno.
- Il 43% resterà per due anni.
- Il 22% dichiara che rimarrà per tre anni.
- Il 13% ha intenzione di rimanere per 4 anni con il suo attuale datore di lavoro.
E quando si parla di cambiare lavoro, arriva il momento di affrontare i colloqui. L’interesse della Generazione Z converge su dei pilastri che riflettono i propri valori.
Abbiamo domandato alle persone qual è la prima cosa che chiedono durante un colloquio di lavoro:
- Opportunità di sviluppo
- Benefit lavorativi
- Flessibilità
- Salario
- Requisiti della posizione
- Struttura del team
Sorprendentemente, il denaro non è la prima scelta. Le opportunità di crescita, i benefit (scelti da circa un quinto dei nostri intervistati) e la flessibilità (un sesto delle scelte) si trovano sul podio.
Comprendere cosa cerca la Generazione Z in un posto di lavoro è importante per capire quali sono le motivazioni alla base delle loro scelte di carriera. Secondo la nostra ricerca, le forze trainanti del loro lavoro includono:
- Lo sviluppo personale – 35%
- Ambizione e desiderio di mettersi alla prova – 28%
- Responsabilità familiari – 28%
- Denaro – 25%
- Fare la differenza – 25%
- Avere uno scopo – 25%
- Passione – 24%
Le motivazioni della Generazione Z sono molto variegate:danno priorità allo sviluppo personale equilibrando l’ambizione, gli impegni familiari e un lavoro con uno scopo preciso.
Nonostante insegua i propri sogni, la Generazione Z affronta anche dei momenti bui. L’87% degli intervistati prova ansia sul lavoro a causa di:
- Mancanza di stabilità al lavoro – 29%
- Mancanza di progressi di carriera – 28%
- Mancanza di flessibilità (nessun lavoro da remoto o ibrido, nessun orario flessibile) – 26%
- Avere un ambiente lavorativo sfavorevole – 25%
- Avere un capo/manager pessimo – 24%
- Svolgere un lavoro inutile – 24%
- Essere licenziato – 21%
La moltitudine di ansie legate al lavoro che la Generazione Z affronta rappresenta un’immagine chiara delle loro sfide. Quando si tratta di analizzare queste ansie, diventa chiaro che le aspirazioni della Generazione Z vanno oltre il lavoro.
Aspettative lavorative
Nel panorama in evoluzione del mondo del lavoro moderno, le richieste della Generazione Z hanno un ruolo fondamentale per darci informazioni utili sulle loro priorità e aspettative. Le nostre metriche sottolineano la natura di queste richieste, rivelando una generazione che cerca una realizzazione olistica e un impegno pieno di significato.
Le richieste della Generazione Z sul posto di lavoro coprono:
- Orari di lavoro flessibili – 35%
- Assistenza sanitaria privata – 31%
- Aumenti di salario regolari – 29%
- Opportunità di sviluppo regolari, training, corsi – 29%
- Comprensione dei bisogni personali, ad esempio avere una vita fuori dal lavoro – 28%
- Opportunità di lavoro da remoto – 27%
- Giorni liberi per prendersi cura della salute mentale – 25%
- Piani di pensionamento – 25%
- Diversità e inclusione nel posto di lavoro – 23%
- Settimana lavorativa di 4 giorni – 20%
Inoltre, per la Generazione Z è importante avere anche un buon capo. Agli intervistati è stato chiesto di identificare le caratteristiche più importanti del loro manager ideale.
- Ottime capacità decisionali
- Attenzione allo sviluppo e alla crescita dell’impiegato
- Abilità di ispirare e motivare
- Supporto della salute mentale
- Rispetto dell’equilibrio tra lavoro e vita privata
- Rispetto verso gli impiegati
- Trasparenza
- Equità
- Empatia
Ancora una volta, queste metriche sottolineano un desiderio collettivo della Generazione Z di essere guidati da un leader empatico che rispecchi i propri valori e aspirazioni.
Agli intervistati è stato chiesto anche di identificare due degli obiettivi principali fondamentali.
Gli obiettivi di carriera a lungo termine della Generazione Z includono:
- Avere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata
- Avviare il proprio business
- Raggiungere successo e riconoscimento
- Ricevere una retribuzione crescente con il passare del tempo
- Essere promosso
- Trasformare una passione in un lavoro
- Contribuire a migliorare il mondo attraverso il proprio lavoro
- Diventare un esperto nel proprio settore
Abbiamo riscontrato quindi un mix di soddisfazione personale, stabilità finanziaria, innovazione, impatto sociale e apprendimento continuo. Al primo posto emerge la ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita privata. Allo stesso tempo, l’ambizione per iniziare il proprio business riflette un desiderio di autonomia mentre, per esempio, la volontà di guadagnare sempre di più suggerisce una tendenza verso la stabilità finanziaria e la prosperità. Tutti questi elementi sottolineano la natura dinamica e variegata della Generazione Z.
Tuttavia, non deve sembrare che la Generazione Z chiede tutto senza dare nulla in cambio.
Il 90%sostiene di fare di più di quello che gli è richiesto a lavoro, come ad esempio prendere l’iniziativa, impegnarsi in progetti aggiuntivi o andare oltre le mansioni presenti nella descrizione del lavoro.
Lasciare o non lasciare?
La Generazione Z ridefinisce le norme sull’impegno professionale e la lealtà. Questo cambiamento è particolarmente evidente nell’approccio alla carriera e nei fattori che influenzano la scelta di lasciare l’attuale posto di lavoro. La Generazione Z considera un nuovo lavoro solo se questo permette di allineare il percorso professionale con le proprie priorità e i principi.
Tra le ragioni principali per licenziarsi, i lavoratori della Generazione Z indicano:
- Fare troppi straordinari – 41%
- Discrepanza di valori – 35%
- Sentirsi infelici a causa del lavoro – 33%
- Salario basso – 32%
- Manager/boss pessimo – 26%
- Nessun equilibrio tra lavoro e vita privata – 24%
Gli intervistati potevano scegliere due ragioni. Analizzare queste ragioni in modo collettivo fa sembrare che l’approccio al lavoro della Generazione Z sia sfaccettato e guidato da valori. La loro attenzione va oltre i guadagni e dà priorità al benessere, ai valori e a un ambiente lavorativo favorevole.
Ti interessa sapere perché lavorare troppo è primo nella lista?
Nello studio, abbiamo chiesto agli intervistati quanto spesso lavorano quando sono in vacanza (e per lavorare intendiamo qualsiasi compito, come controllare e rispondere a e-mail).
Abbiamo scoperto che il 93% degli intervistati lavora mentre è in ferie, tra cui il 65% lavora qualche volta, il 20% spesso e l’8% sempre.
E a un certo punto si passa il limite.
Ma c’è di più. Dopotutto, la Generazione Z sta ridefinendo il contesto lavorativo con valori e aspirazioni all’avanguardia. Qualche volta non vale la pena di sacrificare la salute, la felicità o le credenze.
- Il 72% si licenzierebbe se l’ambiente lavorativo fosse tossico.
- Il 72% si licenzierebbe in caso di mancanza di opportunità di sviluppo.
- Il 71% si licenzierebbe se il lavoro li rendesse infelici.
- Il 70% si licenzierebbe se il lavoro rompesse l’equilibrio con la vita privata.
- Il 68% si licenzierebbe se i propri valori differissero da quelli del proprio datore di lavoro.
- Il 68% si licenzierebbe se non apprezzasse il proprio lavoro.
- Il 65% si licenzierebbe se non andasse d’accordo con i colleghi.
Inoltre, il 75% dei lavoratori della Generazione Z lascerebbe il proprio lavoro senza averne un altro ad aspettarli.
• Genere: le donne sono disposte tanto quanto gli uomini a lasciare il proprio lavoro senza averne un altro, il 74% contro il 76%.
• Istruzione: chi ha una laurea triennale è meno disposto a lasciare il proprio lavoro (69%), a differenza di chi possiede una laurea specialistica(87%), e di chi è senza una laurea, (90%).
• Guadagni: le persone che guadagnano €23.557 o meno all’anno sono più disposte a lasciare il lavoro rispetto a quelle che ne guadagnano tra i €47.000–€70.000, l’85% contro il 69%.
Lasciare un lavoro e avere difficoltà a trovare quello perfetto non è la fine del mondo per Generazione Z.
Il 74% dei lavoratori della Generazione Z considererebbe una carriera da libero professionista se non riuscisse a trovare un impiego adeguato.
La volontà della Generazione Z di affacciarsi al mondo dei liberi professionisti dimostra la loro prontezza a esplorare modi di impiego alternativi. Non si limitano ai modelli di impiego tradizionali, ma sono aperti a entrare nella Gig economy e nel freelancing.
Il denaro all’epoca della Generazione Z
L’atteggiamento della Generazione Z nei confronti del denaro dipinge un’immagine di individui il cui successo va ben oltre il semplice accumulo di denaro. È una generazione che cerca non solo la stabilità finanziaria, ma anche una vita ben vissuta. Una generazione ben distante da quella che cantava la canzone “Soldi, Soldi, soldi” di Betty Curtis negli anni ‘70.
Quindi, parliamo ora del denaro nel mondo della Generazione Z.
Il 77% della Generazione Z si candiderebbe a un lavoro senza sapere il salario.
Tuttavia, questo non vuol dire che il denaro non sia importante. Al contrario, ha la sua importanza sia nella ricerca del lavoro che nell’esecuzione dei ruoli professionali.
Per il 70%, un salario competitivo è importante nella decisione di restare con il proprio datore di lavoro.
Tuttavia, i soldi non sono tutto.
Come parte della nostra indagine, abbiamo chiesto ai nostri intervistati di scegliere tra i soldi e un altro aspetto del lavoro e della vita. Nemmeno una volta il denaro ha retto il confronto.
Cosa c’è di più importante del denaro?
- Un buon equilibrio tra lavoro e vita privata 73% contro un salario elevato 27%
- Compiti lavorativi soddisfacenti 72% contro un salario elevato 28%
- Una buona relazione con i colleghi 72% contro un salario elevato 28%
- Un lavoro significativo 70% contro un salario elevato 30%
- Lo sviluppo di carriera 70% contro un salario elevato 30%
- Avere una vita al di fuori del lavoro 68% contro un salario elevato 32%
- Lavorare con un datore di lavoro che ha i tuoi stessi valori 68% contro un salario elevato 32%
- Relazioni personali (matrimonio, amicizie, ecc.) 68% contro un salario elevato 32%
- Felicità personale 67% contro un salario elevato 33%
- Salute mentale 66% contro un salario elevato 34%
I dati presentano una chiara e consistente narrativa: per la Generazione Z c’è molto di più nel lavoro e nella vita che rincorrere un salario elevato.
Generazione Z: fatti e miti
Nonostante tutto l’hype dietro questa generazione, molte affermazioni hanno formato la percezione pubblica e generato discussioni sulle loro caratteristiche e impatto. Dalla dipendenza digitale all’attivismo sociale, le affermazioni sulla Generazione Z sono tanto variegate quanto intriganti.
In questa parte dell’indagine, abbiamo chiesto alla Generazione Z di commentare sulle affermazioni positive o negative su di loro. I numeri qui di seguito rappresentano la percentuale di persone che sono d’accordo con le asserzioni fornite.
- La Generazione Z si preoccupa dei propri diritti sul lavoro – 72%
- La Generazione Z crea migliori rapporti di lavoro con i colleghi rispetto ad altre generazioni – 72%
- La Generazione Z presenta lavoratori più produttivi rispetto ad altre generazioni – 71%
- La Generazione Z ha una migliore etica del lavoro rispetto ad altre generazioni – 71%
- La Generazione Z ha un senso di diritto – 70%
- La Generazione Z entra nel mercato del lavoro con poca esperienza, ma ha aspettative molto chiare. – 68%
- La Generazione Z manca di motivazione al lavoro – 67%
- La Generazione Z spesso rifiuta di fare gli straordinari – 66%
- La Generazione Z lavora per vivere non vive per lavorare – 66%
- La Generazione Z si licenzia se c’è qualcosa che non va nell’azienda – 66%
- La Generazione Z ha problemi a integrarsi con colleghi più anziani – 65%
Nel complesso, è chiaro come la Generazione Z ha un approccio scrupoloso al proprio lavoro. Questo impegno risuona con l’aspirazione di creare un impatto positivo e di allineare i valori con la carriera. Allo stesso tempo, questi giovani sono consapevoli dei propri limiti. Questa consapevolezza di se stessi è un tratto fondamentale per navigare nella transizione dall’istruzione al lavoro e permette loro di imparare, adattarsi ed evolversi in un panorama professionale.
Considerando tutto ciò, la Generazione Z sta cambiando la cultura del lavoro in meglio o in peggio?
L’85% della Generazione Z crede che sia in grado di trasformare il mercato del lavoro in meglio.
Questa statistica riflette la narrativa della Generazione Z agente del cambiamento, con individui guidati dai valori e dal desiderio di avere un impatto significativo. Le loro credenze nel loro ruolo di trasformazione mostrano la loro motivazione di creare ambienti lavorativi che si allineano con i loro ideali e promuovono la collaborazione, l’innovazione e l’inclusione.
La Generazione Z non è composta solo da lavoratori passivi ma da contributori attivi del percorso di trasformazione.
Metodologia
I dati trovati in questa ricerca sono stati ottenuti intervistando online oltre 1.131 esponenti della Generazione Z attraverso uno strumento di voto personalizzato. Sono state fatte domande sulle aspettative sul posto di lavoro e le priorità. Queste includevano domande a risposta chiusa, domande con scala di gradimento, domande a risposta multipla e una domanda a risposta aperta. Tutti gli intervistati hanno passato un test sulla soglia dell’attenzione.
Limiti
I dati presentati si basano su autovalutazioni da un gruppo random di intervistati. Ogni persona che partecipa alla nostra indagine legge e risponde a ogni domanda senza nessuna amministrazione di ricerca o interferenza. Alcune domande e risposte sono state riformulate o condensate per renderle più fruibili ai lettori.
Modalità d’uso
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Fonti
- Buffett, J., “Generation Z vs. The Workplace [2021 Study]”
- Chapman, C., “Job hopping is the Gen Z way”
- United States Census Bureau, “National Population by Characteristics: 2010-2019”
- US Bureau of Labor Statistics, “A look at the future of the U.S. labor force to 2060”
- PYMNTS, “New Reality Check: The Paycheck-To-Paycheck Report”
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