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Stipendio medio in Italia: qual è il salario medio nel 2024?

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Lo stipendio medio italiano è sempre stata una tematica dolente nel nostro paese al pari della mancanza di lavoro. Se poi si paragona lo stipendio medio in Italia con quello di altri paesi nell’Unione Europea come la Germania o la Francia è li che noi italiani ci inalberiamo di più.

Diversi economisti hanno dibattuto negli anni sullo stipendio medio Italiano analizzando le problematiche del nostro paese. In questo articolo abbiamo raccolto dei dati e degli studi che ci hanno permesso di fare chiarezza su questa tematica.

In questo articolo vedrai:

  • Qual è lo stipendio medio in Italia nel 2024.
  • La differenza tra lo stipendio medio al Nord e al Sud Italia.
  • Quanti lavoratori riescono ad arrivare allo stipendio medio in Italia.
  • Perché in Italia si guadagna poco?
  • Dove si posiziona lo stipendio medio italiano nella classifica dei salari europei.

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Non hai tempo per leggere tutti i dati? Vai alla sezione che ti interessa:

  1. Qual è lo stipendio medio in Italia netto?
  2. Stipendio medio in Italia: differenze tra Nord e al Sud
  3. Perché in Italia si guadagna poco?
  4. Dove si posiziona lo stipendio medio italiano nella classifica europea?

Sei alla ricerca di altre informazioni utili per la tua carriera? Leggi anche:

1. Qual è lo stipendio medio in Italia netto?

Lo stipendio medio in Italia è di circa 33.855 euro lordi con un’inflazione che tocca l’8,2% (secondo i dati ISTAT). Un italiano guadagna quindi:

  • €2821 lordi al mese
  • €1800 netti al mese
  • €17,63 lordi all’ora
  • €11.25 netti all’ora

Una cifra sicuramente dignitosa anche se quando si va a vedere la distribuzione del reddito le cose cambiano. C’è infatti un grande divario tra chi percepisce cifre come queste o superiori (ben pochi) e chi invece guadagna molto di meno (diversi lavoratori). 

Solo 1,6 milioni di Italiani percepiscono uno stipendio lordo superiore a 60.000 euro mentre circa 23 milioni non superano i 20.000 euro. Inoltre, il 76% degli Italiani non supera i 30.000 euro lordi annui (quindi non arriva neanche allo stipendio medio in Italia).

Secondo uno studio dell’ISTAT, inoltre nel 2021 le famiglie italiane hanno percepito in media un reddito netto pari a 32.812 euro cioè 2.734 euro al mese. Inoltre, si è registrato anche un lieve peggioramento della diseguaglianza. Il reddito totale delle famiglie più ricche è 5,8 volte quello delle famiglie più povere.

Quando si discute con il recruiter ad esempio in fase di colloquio di lavoro sul salario desiderato di solito le aziende in Italia sono disponibili a dare un aumento del 10-15% rispetto alla propria RAL. È meglio evitare di fornire informazioni errate dato che molte aziende richiedono la busta paga come prova. Se invece bisogna trasferirsi in un altro paese in quel caso si prende come punto di riferimento lo stipendio medio per quella professione con gli stessi anni di esperienza alle spalle.

2. Stipendio medio in Italia: differenze tra Nord e al Sud

Il salario medio in Italia da anni ha visto sempre delle importanti differenze tra Nord a Sud. Secondo uno studio della Banca d’Italia lo scarto di reddito tra Nord e Sud e di circa del 9% (se si considerano tutti i lavori anche quelli in nero si sale fino al 28%). 

Questo è da attribuirsi al fatto che nel Mezzogiorno scarseggiano le grandi imprese (già poco presenti nel territorio italiano) a favore delle piccole e medie imprese (soprattutto nel settore turistico).

Queste non necessitano di operai altamente qualificati e quindi gli stipendi sono nettamente più bassi. Ad esempio questo è il caso di settori come il turismo o la ristorazione che offrono stipendi mediamente bassi. Inoltre, la disoccupazione è più alta al Sud e per questo si accettano posti di lavoro con salari più bassi e spesso anche in nero. 

Leggi anche: Capacità e competenze personali CV: esempi per il curriculum

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3. Perché in Italia si guadagna poco?

In Italia si guadagna di meno a causa della bassa produttività delle nostre imprese. Ma cosa si intende per produttività nello specifico? 

Sempre secondo l’ISTAT la produttività è: “il rapporto tra il volume dell’output e degli imput che concorrono alla sua realizzazione: essa misura l’efficienza dell’impiego nel processo di produzione dei fattori primari, lavoro, capitale ed è considerata un indicatore di crescita economica e competitività, anche ai fini della valutazione della performance economica nei confronti internazionali.”

Ti sei perso fra i termini di economia vero? In sintesi, potremmo ridurre la definizione a: “quanto produce un’ora di lavoro umano”. Se paragoniamo, la produttività in Italia a quella degli altri paesi vedremo che la nostra è stagnante. Il lavoro degli Italiani nonostante la fatica che si impiega per svolgerlo produce poco e viene pagato poco. Come mai questo?

La maggior parte della popolazione italiana lavora nelle PMI (piccole e medie imprese) o ne possiede una. Questo tipo di aziende nonostante si possano specializzare in diversi settori hanno meno risorse e quindi meno possibilità di investire, di fare ricerca e di offrire alti stipendi (attraendo personale altamente specializzato che può far crescere l’azienda).

Leggi anche: Competenze trasversali: le soft skills per il tuo curriculum

4. Dove si posiziona lo stipendio medio italiano nella classifica europea?

Secondo i dati Eurostat del 2021, l’Italia si posiziona al decimo posto nella classifica degli stipendi medi dell’Unione Europea. Il paese con lo stipendio medio più alto è il Lussemburgo (€72.200), seguilo da Danimarca (€63.300) e Irlanda (€50.300). I paesi invece con il salario medio più basso sono Bulgaria (€10.300), Ungheria (€12.600) e Romania (€13.000).

Oltre alle considerazioni fatte in precedenza sull bassa produttività del lavoro in Italia se ne possono fare altre sul costo della vita più alto in certi paesi, il livello d’istruzione più basso che vede il nostro paese come il fanalino di coda per percentuale di giovani laureati e il cuneo fiscale-contributivo.

Secondo una ricerca dell’Università Cattolica il cuneo fiscale-contributivo vale il 46% del costo del lavoro. All’interno del cuneo sono presenti imposte a carico del lavoratore (mediamente 15,3%), contributi a carico del lavoratore (circa 9%) e a carico del datore (circa 24%). Questi ultimi finanziano principalmente la previdenza. In altri paesi invece come ad esempio la Germania i contributi pensionistici, tra carico lavoratore e carico impresa, sono del 16% e quindi più bassi. 

Il cuneo fiscale, considerando le retribuzioni europee più alte, diminuisce il salario netto medio portandolo al di sotto della media dell’eurozona di circa €900 annui. Con questa scelta l’Italia quindi privilegia gli scopi assicurativo-previdenziali nella retribuzione.

Per saperne di più: Secondo uno studio di Openpolis che ha elaborato i dati OCSE, dal 1990 fino a oggi il salario medio in Italia è diminuito del 2,9%. In generale la RAL media in Italia ha registrato delle variazioni modeste negli ultimi 40 anni.

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Punti chiave


Andiamo a riassumere i passi salienti di quest’articolo:

  • Lo stipendio medio in Italia è di 33.855 euro lordi (circa 1800 euro netti al mese).
  • Vi è uno scarto di reddito del 9% tra il Nord e il Sud d’Italia a parità d’impiego.
  • L’Italia si posiziona al decimo posto nella classifica degli stipendi medi dell’Eurozona.
  • Le cause di uno stipendio medio relativamente basso e non ben distribuito nel nostro paese riguardano una produttività del lavoro bassa (causata dalla presenza maggioritaria di piccole e medie imprese), un cuneo fiscale-contributivo elevato e un basso tasso di giovani laureati.

Grazie per aver dedicato il tuo tempo alla lettura di questo articolo! Ora avrai le idee più chiare su stipendio medio Italia e le sua posizione nell’UE! Se hai bisogno di delucidazioni o di un aiuto, scrivi nei commenti e ti risponderemo quanto prima. Alla prossima, ciao!

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Paolo Borrini
Paolo è un editor appassionato e uno scrittore brillante con una solida formazione giornalistica e diversi anni di esperienza nell'industria dei media. Membro orgoglioso della National Career Development Association (NCDA) e della Professional Association of Resume Writers and Career Coaches (PARWCC), è un punto di riferimento per tutti coloro che aspirano al successo professionale. Dal 2020, Paolo si dedica con passione ai lettori di Zety Italia, assicurando testi chiari e alla portata di tutti. Tutti i suoi articoli sono basati sulla vita reale e rispettano rigorosamente le linee editoriali di Zety.
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