

Nervosetto per la tua candidatura? Non andare nel panico! Ecco le domande più frequenti a un colloquio di lavoro per non farti prendere in castagna dai selezionatori!
Seduto lì nella sala di attesa, cominci a guardare nervosamente l’orologio.
Dai un’altra sistemata al nodo della cravatta e aggiusti per l’ennesima volta i polsini della camicia. Niente da fare: una goccia di sudore freddo ti scende fin dentro il colletto.
Fai un bel respiro profondo! È un colloquio di lavoro, mica stai partendo per il fronte!
Certo che se sapessi in anticipo le domande che ti faranno…
Beh, forse non si può entrare del tutto nella mente dei selezionatori, ma senza ombra di dubbio si possono indovinare un bel po’ di domande per un colloquio di lavoro.
In questa guida vedrai allora come prepararti per rispondere correttamente alle domande più frequenti senza mai farti mettere in scacco dai selezionatori!
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Esperienze lavorative
Agente di customer service
ClienteFelice S.R.L., Napoli
Giugno 2017-oggi
Agente di customer service
MarinoGomme&Gomme, Napoli
Marzo 2016-Maggio 2017
Educazione
Laurea triennale in Lingue straniere
Università Federico II di Napoli
2013-2016
Diploma di perito linguistico
Istituto tecnico commerciale
2009-2013
Competenze
Certificazioni
Lingue
In un colloquio di lavoro nessuna domanda è posta a caso, neanche quella che sul momento appare più assurda.
Non è che il selezionatore sia un cattivone e provi un sadico piacere nel vederti in difficoltà; il suo compito è di capire se sei la persona giusta per l’impiego non solo per quanto riguarda le tue competenze in materia, ma anche e soprattutto per l’attitudine e la personalità.
E per evitare di essere messo all’angolo e proferire una serie di lunghissimi “ehm” e “uhm”, ecco allora 10 domande su cui dovrai lavorare prima del momento dell’incontro.
Domanda rompighiaccio (ma non troppo), è una delle più gettonate in apertura di colloquio.
Non farti trovare impreparato! Avrai pure qualcosa da raccontare su di te, no? Per rispondere come si deve preparati un discorso che non vada oltre i 2-3 minuti, altrimenti rischi di diventare troppo prolisso, perdendo l’attenzione dei selezionatori (anche se li vedi annuire).
Fare bella figura in apertura è davvero cruciale. Secondo alcune ricerche psicologiche, la prima impressione è quella che conta davvero e una risposta corretta ti metterà già sulla strada giusta. Come sostiene il professor Uleman della New York University, “non avrai una seconda occasione per fare una buona prima impressione”.
Nel caso specifico, tieni presente che il recruiter non è interessato alla tua vita personale, quindi attieniti alla tua esperienza scolastica e lavorativa e alle competenze utili per la tua futura azienda, senza tirare in ballo il tuo gatto persiano Gustavo e la tua magnifica collezione di francobolli.
Tutti abbiamo i nostri punti di debolezza: il selezionatore sa bene che non sei Superman!
Qual è quindi in vero intento dietro a un quesito del genere? I motivi sono molteplici:
Di fronte a questo quesito non essere né troppo timido né eccessivamente spavaldo, scegliendo sempre la strada dell’onestà. “Praticamente perfetta sotto ogni aspetto” lascialo dire a Mary Poppins. E non iniziare neppure a tirare fuori ogni microscopica magagna!
Il segreto non è dunque svicolare, ma buttarsi a pesce, travestendo un punto debole da punto di forza:
Mi rendo conto che a volte sul posto di lavoro divento eccessivamente perfezionista. E questo in passato ha causato qualche divergenza di vedute con i miei colleghi. Grazie a questo però ho migliorato la mia capacità di comunicare e la mia abilità di mediatore, limando questo tratto della mia personalità.
In questo modo dimostrerai di conoscere bene te stesso, fare autocritica e che ci tieni a superare i tuoi difetti
Talvolta poi i selezionatori vogliono conoscere anche i tuoi pregi. Qui può sembrare tutto molto più semplice, soprattutto se sei una persona con una forte autostima, ma occhio a:
Per rendere ancora più credibile quanto affermi puoi sempre portare qualche esempio concreto.
Il consiglio dell’esperto: se hai qualche difficoltà a mettere a fuoco i tratti della tua personalità, chiedi a un amico, un famigliare o qualcuno che ti conosce bene. Le risposte potrebbero sorprenderti!
Domanda ostica, di quelle che rischiano di far saltare il banco e coglierti impreparato.
Un po’ come per i tuoi punti di debolezza, anche il fallimento è un argomento delicato in grado di metterti a disagio e rientra nella categoria delle domande comportamentali, che hanno l’obiettivo di sviscerare la tua personalità.
E il modo migliore per affrontare questo argomento è di partire da che cosa evitare:
Ho ricevuto il premio di miglior venditore dell’anno dal 2005 al 2008, ma nel 2009 sono arrivato secondo davanti a altri 750 candidati. Mi sono sentito un vero fallito. Per fortuna nel 2010 sono salito nuovamente sul podio.
Con una risposta del genere, il selezionatore non riuscirà bene a capire:
In entrambi casi, beh, è un po’ una magra figura.
Un altro grave errore che puoi fare è incolpare qualcun altro per i tuoi fallimenti o parlare della tua sanità mentale o della tua famiglia.
Sì è vero sono stato licenziato perché avevo ottenuto scarsi risultati, ma il mio capo mi ha messo i bastoni tra le ruote dal primo giorno in cui ho messo piedi in ufficio. Non so bene perché, ma mi odiava. Come se non bastasse mia moglie è scappata a Bali con il mio migliore amico e si è portata dietro pure il mio cagnolino Muffin. È così che sono finito in psicoanalisi per 2 anni.
Per trasformare una domanda sul fallimento in un successo, attieniti dunque solo all’aspetto lavorativo, dimostrando di aver appreso una morale e migliorato proprio grazie all’errore.
Perché offrite di più degli altri.
Perché siete gli unici che mi hanno chiamato.
Un lavoro vale l’altro, basta lavorare.
Se rispondi in questo modo, puoi solo aspettarti un silenzio imbarazzante da parte dei selezionatori, che nel mentre hanno già depennato il tuo nome dall’elenco dei candidati.
Ma non va bene neppure:
Sai che cosa hanno in comune queste risposte? Parlano di te e non dell’azienda.
Ora, non si dice di andare al colloquio e dire al selezionatore “ho sempre sognato di indossare questa maglia” come fanno i calciatori, ma devi dimostrare di aver fatto i compiti a casa e di conoscere chi hai di fronte, facendo intendere che per te si tratta di una scelta più che naturale.
Ecco un esempio che può fare al caso tuo:
Ho deciso di candidarmi per la posizione di marketing manager per due motivi. Innanzitutto conosco da molto tempo la vostra azienda. La vostra reputazione vi precede ed è bello entrare a far parte di un gruppo leader del settore che propone da anni soluzioni d’avanguardia. So che siete anche molto attenti alla crescita interna dei vostri dipendenti e quando ho letto l’offerta di lavoro ho realizzato quanto il mio profilo professionale sia in sintonia con le vostre richieste.
In questo modo riuscirai a mettere insieme le tue aspirazioni con le necessità dell’azienda.
Il consiglio dell’esperto: arriva preparato al colloquio di lavoro! Studiati l’offerta e trova informazioni dettagliate sull’azienda. Ai selezionatori piace vedere che ti sei preso la briga di fare qualche ricerca su di loro.
Domanda trabocchetto.
Magari le cose non sono andate proprio come ti aspettavi. E magari lasciare la tua attuale azienda sarebbe una vera e propria liberazione.
La tentazione è forte, ma tienitelo per te!
Non è molto saggio denigrare gli altri, dato che ne va della reputazione dell’azienda; se parli male del tuo capo, perché non dovresti farlo anche nella tua futura azienda?
A questa domanda rispondi solo con motivazioni che sappiano valorizzare il tuo profilo professionale, come:
In questo modo sfuggirai brillantemente ad una domanda insidiosa!
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Non è che il reclutatore ti chieda di guardare nella palla di cristallo, ma è interessato a conoscere quali sono i tuoi progetti professionali.
Professionali, per l’appunto.
Quindi non rispondere con: “andrò a vivere in campagna con mia moglie, quattro figli, un gatto e due pesci rossi”.
Per i selezionatori, è anche un modo per capire se, una volta assunto, hai interesse a lavorare nell’azienda e se desideri fare carriera. Occhio però, perché anche se la domanda si presta ha decine di risposte, l’insidia è dietro l’angolo:
Ancora una volta cerca di essere equilibrato, evitando il pessimismo cosmico e l’arroganza smisurata, arrivando a costruire qualcosa del genere:
Ho studiato a lungo per ritagliarmi uno spazio nel settore commerciale. Negli ultimi anni ho ottenuto buoni risultati, ma vorrei davvero fare il salto di qualità e dimostrare le mie abilità e competenze in una azienda solida come la vostra, specializzandomi nel settore. In verità poi, il mio sogno sarebbe di diventare un giorno direttore delle vendite.
Sottotitoli a pagina 777 di Televideo: “che beneficio NOI (azienda) potremmo trarre assumendoti?”
Si tratta di una di quelle domande complesse, che purtroppo ti mettono in posizione di inferiorità rispetto al selezionatore, soprattutto in un mercato del lavoro macchinoso come quello italiano.
E che secondo Liz Ryan, fondatrice e CEO di Human Workplace, “costringe un candidato ad adulare e a elemosinare un lavoro”.
Il modo migliore per uscire dall’impiccio è focalizzare l’attenzione sulle tue qualità, cercando un collegamento con l’azienda e dimostrando di remare nella stessa direzione; motivazione, competenze e capacità di risolvere problemi sono elementi cruciali, come puoi vedere qui sotto:
Il lavoro occupa una parte importante della mia vita e ho sempre cercato di dare il meglio di me in qualunque situazione, superando le difficoltà e ponendo rimedio agli errori commessi. Nel corso degli anni sono maturato professionalmente senza perdere la mia energia e il mio entusiasmo e sono sicura di poter offrire affidabilità ed efficienza in ogni attività professionale.
Diciamoci la verità, le critiche non piacciono non a nessuno. Anche se in questo caso sarebbe più corretto parlare di feedback e feedforward.
Secondo Sheila Heen, professoressa di Negotiation alla Harvard Law School, i feedback sono davvero difficili da digerire, perché “creano tensione tra due bisogni fondamentali: il bisogno di imparare e crescere e il bisogno di essere accettato così come sei”.
L’unica risposta corretta a questa domanda è allora spiegare che per te il feedback è un motivo costante di crescita e che le critiche costruttive ti hanno permesso di progredire sia a livello personale che professionale.
A questo proposito, puoi citare sempre qualche esempio, aiutandoti con il metodo STAR:
Questo schema ti aiuterà ogni qualvolta avrai necessità di riportare un esempio concreto legato alla tua attività lavorativa: più sei in grado di evocare immagini reali, più i selezionatori rimarranno colpiti dalle tue abilità.
Il consiglio dell’esperto: per avere un modello più completo riguardo alla tua personalità, puoi utilizzare anche la SWOT Analysis, che va a ricercare punti di forza, debolezza, opportunità e minacce legate a qualsiasi situazione lavorativa.
Argomento difficile e delicato, ma è pur vero che non si lavora per la gloria.
Diciamo che sarebbe buona norma che i datori di lavoro indicassero una cifra già nell’offerta di lavoro, ma questo non sempre avviene. In caso non sia presente, il modo migliore di affrontare la faccenda è di fare qualche ricerca su internet e scoprire il range di stipendio per posizioni simili in aziende di pari dimensioni.
Arriva preparato e non sparare cifre a casaccio: una richiesta troppo alta o troppo bassa ti collocheranno fuori dal mercato, facendo intendere che tu non sia troppo esperto del settore.
Inoltre, cerca sempre di motivare la tua richiesta, come segue:
Forte della mia esperienze quinquennale come responsabile del reparto contabilità, le mie competenze di credit analyst e la gestione di un team internazionale di 12 persone, non vorrei negoziare offerte al di sotto dei 48.000 euro all’anno: questo è il linea con le esigenze della vostra società?
Se la risposta è “no”, hai buttato via una mezz’ora buona di colloquio.
Già, perché anche se mascherata da gentilezze si tratta a tutti gli effetti di una ulteriore domanda per testare il tuo interesse per l’azienda: stai per iniziare una esperienza del tutto nuova, possibile che tu non abbia nulla da chiedere? Neppure un piccolo dubbio?
Per “dare il la” alla conversazione ti potrebbe essere utile qualcuno dei punti qui in basso:
Poni sempre domande aperte, in modo da poter imbastire una bella chiacchierata che potrà chiarirti le idee e farà capire al selezionatore quanto tu abbia a cuore questa candidatura.
Qualche datore di lavoro stenta ancora a crederci, ma non sei tenuto/a a rispondere a tutte le domande al tuo colloquio di lavoro. Perlomeno non a quelle che possono in qualsiasi modo intaccare la tua privacy:
In tutti questi casi il consiglio è di reagire senza aggressività, declinando però la richiesta con fermezza con una frase del tipo: “desidero mantenere questo colloquio di lavoro su un piano strettamente professionale e non credo che queste domande siano pertinenti con la mia candidatura”.
In caso di ulteriore insistenza, dato che le domande non sono lecite, hai il diritto di non rispondere o persino mentire. Ad ogni modo, pensaci bene: sei davvero disposto/a a lavorare per un datore di lavoro del genere?
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Un colloquio è solo la punta dell’iceberg per ottenere un lavoro, ma sotto il livello dell’acqua si nasconde una lunga preparazione: cerca informazioni sulla tua futura azienda, arriva preparato e non farti mettere in difficoltà dalle domande tipiche dei selezionatori.
E con questo è tutto! Sono sicuro che ti sarà utile per la ricerca del tuo lavoro. Visita il nostro sito per trovare altri articoli interessanti su CV e mondo del lavoro. Se ti va, facci sapere cosa pensi di questa guida qui sotto, nella sezione dei commenti! Alla prossima! Ciao!
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